Scordiamoci la Liberazione Animale, se…

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Riportiamo una interessante analisi sulle connessioni tra Liberazione Animale, Umana e della Terra a firma del collettivo Earth Riot.

Potete trovare l’articolo originale qui: http://earthriot.altervista.org/blog/scordiamoci-la-liberazione-animale-se/

“La liberazione Umana non può prescindere da quella Animale che, a sua volta, non si potrà mai definire tale senza la liberazione della Terra”.

In questa riga e mezza sono espressi il concetto di antispecismo e la strada tracciata da seguire per perseguire la Liberazione in senso generale.
Spesso però solo una parte di questo concetto viene rispettata e seguita, ritenendo alcuni aspetti della lotta maggiormente prioritari rispetto ad altri.
Certo, un animale chiuso in gabbia o la cui vita è minacciata da fini alimentari, farmaceutici, ludici o dettati dalla moda, merita attenzione e impegno da parte dell’attivismo antispecista affinché gli possa essere consegnata la libertà. Ma libertà in quale ambiente?

Ogni giorno assistiamo, spesso con colpevole indifferenza, alla scomparsa di vaste fette di foreste e territori verdi sacrificati in nome di un falso progresso, che ha nelle produzioni agricole industriali, nell’industria della carne e dei derivati animali, nella ricerca spasmodica di nuovi carburanti, nel cemento che avanza inesorabilmente e nelle grandi opere i propri pilastri portanti. Molti di questi terreni, che subiscono il processo di landgrabbing (neocolonialismo) e consequenziale deforestazione a causa delle monocolture intensive, sono persi per sempre, perché le tecniche praticate li privano di ogni scintilla vitale.
Oltre a non poter accettare che le foreste vengano sacrificate a favore dell’industria, del consumismo, del mero guadagno e al dramma di ogni vita persa tra le specie animali che rimangono uccise nelle opere di deforestazione, non si può non riflettere sull’ambiente reale al quale vengono riconsegnati gli animali una volta che essi trovano la libertà. La realtà è quella di una Terra sempre più soffocata dal cemento, dove le occupazioni umane proseguono nell’invasione di ogni angolo del Pianeta, ridotto ormai alla stregua di un supermercato, dove però le risorse non sono illimitate, ma soprattutto non sono messe a disposizione per la speculazione industriale.
Nella ricerca di una casa per se stesso, il genere umano ha progressivamente invaso e occupato la casa naturale di numerose specie viventi, adesso sostituita da strade, infrastrutture spesso inutili, a volte iniziate e mai completate o, peggio ancora, funzionali ad imprigionare le risorse primarie della Terra, come nel caso delle dighe erette nel Borneo e in Amazzonia.

Quando si parla di liberazione animale, quindi, non lo si può fare tralasciando le condizioni in cui giace la Terra o ritenendo che questo aspetto possa godere di minore importanza, perché quale destino viene offerto a un animale rimesso in libertà se la libertà territoriale non esiste?
Spesso si legge di animali investiti, rimasti uccisi a causa del transito di automezzi perché ogni giorno c’è il desiderio egoistico di spingersi sempre più addentro di territori che avrebbero dovuto restare incontaminati.

La Terra dovrebbe essere considerata come il primo essere vivente da tutelare e preservare, contribuendo con ogni nostra azione quotidiana non solo a limitare il nostro personale impatto ambientale, ma facendo quanto in nostro potere per garantirne la Libertà. Con “Terra” non vogliamo intendere solo i territori emersi ovviamente, ma la globalità di un Pianeta che sta soffrendo.
Anche le distese d’acqua stanno subendo la cattiva influenza di un falso progresso che è alla base dell’antropocentrismo umano. Neanche le specie animali che vivono in libertà possono essere considerate realmente libere, come nel caso di tutte le creature ittiche, che, oltre a trovarsi quotidianamente minacciate dalla pesca, sono condannate a vivere in ecosistemi sempre più contaminati dai rifiuti prodotti dal genere umano e colonizzati (oceangrabbing) dalle piattaforme di trivellazione.

L’attivismo antispecista, per definirsi tale, non può quindi trascurare l’aspetto ambientale e dovrebbe essere sempre più presente all’interno di quelle espressioni di liberazione della Terra che trovano nei movimenti notav, No Muos, NoTriv etc. e nelle azioni dei popoli indigeni gli esempi più puri di ciò che intendiamo. E la stessa cosa dovrebbe avvenire in senso contrario: sempre più nei movimenti liberazionisti non antispecisti il concetto di liberazione totale, comprendendo quindi anche quella animale, dovrebbe prendere sempre più forma. Una presenza che comunque deve essere dettata dalla coscienza, da una responsabilità oggettiva di ognuno di noi, perché quando si parla di liberazione Umana, Animale e della Terra non esistono lotte separate. Separare questi tre aspetti porterà sempre e solo a una liberazione parziale che di fatto non condurrà ad alcun cambiamento, ma solo a una visione del problema limitata e controproducente ai fini della causa antispecista stessa.